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L'eutanasia di Mussolini


(Il gran consiglio del fascismo)




 L'inizio della fine

Nella primavera del '43 la guerra per l'Italia aveva preso ormai una piega sfavorevole, con la definitiva sconfitta delle forze dell'asse in Africa, nessuno si faceva più illusioni, si trattava di capire solo come e quando porre fine al conflitto ormai perduto.
Lo stesso Mussolini, il 15 Maggio del '43, con una lettera al re Vittorio Emanuele III si riferisce all'eventualità di una pace separata.

Il duce aveva ormai perso il favore dell'opinione pubblica e tra gli stessi fascisti le critiche al capo erano sempre più frequenti e severe.
Il capo di stato maggiore, generale Vittorio Ambrosio, propose al re di sostituire Mussolini con il maresciallo Badoglio, questo già in Marzo, tuttavia, il sovrano voleva procedere ad una modifica graduale, sperava in un crollo del regime mussoliniano non provocato da nessuna forza esterna.

(Generale Vittorio Ambrosio)

Con l'arrivo degli anglo-americani in Sicilia, la crisi si aggrava maggiormente, pochi giorni dopo lo sbarco, resa evidente l'impossibilità di respingere il nemico, Mussolini si convince sempre di più che per l'Italia continuare la guerra sia impossibile, ciò anche grazie all'opera del generale Ambrosio che parla al duce in maniera schietta e diretta, informandolo della gravissima situazione in cui ormai versano le forze armate e le condizioni di vita sempre più scarse del popolo italiano.



Un leone senza coraggio

Il 16 Luglio '43 Mussolini scrive a Hitler una lettera dai toni molto gravi, arriva neanche molto velatamente ad accusare i tedeschi stessi della situazione tragica in cui versa l'Italia. 
Parla apertamente di un Italia ormai stremata, incapace di continuare il conflitto se non tramite ingenti aiuti da parte dei germanici (Aiuti enormi, richieste forse appositamente esagerate), rimanda al dittatore tedesco la possibilità di un uscita dell'Italia dalla guerra, senza neanche nasconderlo troppo, chiudendo la lettera con questa frase: "" Credo Fuhrer, sia giunta l'ora di esaminare attentamente in comune la situazione, per trarne le conseguenze più conformi agli interessi di ciascun paese "".

Viene così fissato un incontro fra i due dittatori, per il 19 Luglio a Feltre nella provincia di Belluno.
Mussolini d'accordo con i suoi capi di stato maggiore, andrà li per annunciare ufficialmente ad Hitler che l'Italia non essendo più in grado di continuare la guerra si vedrà costretta a tirarsi fuori, proponendo agli anglo-americani una pace separata.


(Hitler e Mussolini a Villa Gaggia)


L'incontro avviene a Villa Gaggia, Hitler come al solito trasformò quello che doveva essere uno scambio d'opinioni in un lunghissimo monologo, nel quale non risparmia le critiche verso gli italiani, rei di aver condotto male le operazioni fin dall'inizio, Mussolini è impietrito ed ascolta il dittatore tedesco sbraitare senza batter ciglio, ogni tanto da qualche cenno d'assenso e niente più.
Fin quando ad un certo punto, viene informato da un attendente che gli anglo-americani avevano appena bombardato Roma per la prima volta.

Mussolini interruppe Hitler, con voce glaciale e balbettante lo informò dell'accaduto, il volto del duce secondo alcuni presenti nella sala si fece quasi verde. Lo stesso Hitler, strabuzzò gli occhi, colpire la città eterna per lui amante dell'arte era un atto barbarico e infame.
Poco dopo il dittatore tedesco riprende il suo discorso, in toni questa volta minori, ma afferma che l'Italia deve affidarsi unicamente alla Germania, facendo intendere di cedere a loro il comando militare della penisola, una sorta di autorizzazione ad una occupazione militare.
Proprio in quel momento, tutti si aspettavano da Mussolini uno scatto, un impeto d'orgoglio. Ma il duce era spento, disse poche parole, promettendo ad Hitler la maggiore cooperazione fra le forze armate tedesche ed italiane.

Ambrosio e gli altri responsabili delle forze armate immensamente delusi chiesero a Mussolini come mai non avesse rivelato la verità ad Hitler, Mussolini rispose che era tormentato dai dubbi da parecchi mesi, che non era sicuro sul da farsi, se continuare al fianco della Germania fino alla fine o abbandonare i tedeschi al loro destino. L'incontro si concluse così in un nulla di fatto.



L'ordine del giorno Grandi

Mussolini di ritorno a Roma, sorvolò le aree colpite dai bombardamenti e ne rimase fortemente colpito. 
Pochi giorni prima, il 16 Luglio, Farinacci ed altri esponenti del partito fascista si recarono da Mussolini, chiedendo la convocazione del gran consiglio, che non si riuniva dal Settembre 1939. Sorprendentemente, Mussolini accettò, convocò l'assemblea per il 24 Luglio alle 17:00. 
Quello stesso giorno, il duce ricevette Bastianini, quest'ultimo criticò aspramente i tedeschi per non aver inviato ulteriori rinforzi in Italia ed in generale per la loro mancanza di interesse nel teatro del Mediterraneo durante la guerra, cosa che aveva provocato l'attuale crisi politico-militare. Mussolini fù d'accordo ed acconsentì l'invio di un telegramma di protesta a Berlino.
Ciò che è meno noto e che probabilmente desterà sorpresa è il fatto che Bastianini chiese al duce l'autorizzazione a stabilire contatti segreti con gli anglo-americani allo scopo di poter preparare l'uscita dell'Italia dal conflitto, Mussolini approvò, chiedendo però di non risultare almeno per ora ufficialmente in questi contatti preliminari.


(Giuseppe Bastianini)


Gli intrighi non finiscono qui, il 23 Luglio, Mussolini riceve Dino Grandi, famoso per essere l'"architetto" del complotto ai danni del duce con il suo ordine del giorno presentato al gran consiglio.
Mussolini e Grandi parlano a lungo, il duce riceve copia del suo ordine del giorno, è quindi a conoscenza di un voto di sfiducia nei suoi confronti, in quanto nel testo presentato da Grandi si chiede la restituzione del comando al Re ed il ripristino delle leggi statutarie. 
Potrebbe quindi decidere di rinviare o annullare la seduta, ma non fa niente di tutto ciò, saluta anzi calorosamente Grandi.

Il 24 Luglio con qualche minuto di ritardo inizia la seduta, sono presenti 28 gerarchi, tra cui anche il genero di Mussolini, il conte Ciano.
Il duce inizia la seduta con una semplice domanda: "" Guerra o Pace? Resa a discrezione o resistenza ad oltranza? "" è chiaro quindi l'intento di Mussolini, sgravarsi delle responsabilità e chiedere al gran consiglio di dare un parere sulla continuazione del conflitto. Subito dopo aggiunge: "" L'Inghilterra però non fa la guerra al fascismo, ma all'Italia, vuole davanti a se un secolo per assicurarsi i suoi cinque pasti, noi d'altronde, siamo legati ai patti "".

Intervenne Ciano, osservando che si l'Italia è legata ai patti, ma solo se dall'altra parte ci fosse stato un alleato leale, pronto ad adempiere ai suoi doveri, invece, dice Ciano, la Germania si è sempre comportata da padrona, in questo caso quindi più che traditori, i traditi saremmo noi.

La seduta va avanti fino alle 3:00 del mattino del 25 Luglio, Mussolini prende la parola raramente, sembra quasi conscio della sua fine ed invece di rinviare la seduta insiste per mettere ai voti un ordine del giorno, pur avendo a disposizione gli ordini del giorno di Scorza e Farinacci, più morbidi e meno espliciti rispetto a quello di Grandi, il duce decise di passare ai voti prima quest'ultimo.
In conclusione l'ordine del giorno Grandi ebbe 19 favorevoli 7 contrari e 2 astenuti (Farinacci non votò, perché uscì dalla sala, da considerare quindi come astenuto).

Mussolini si ritirò nella sua stanza, seguito dai più fedeli, i quali gli propongono di far arrestare Grandi e i suoi, che avevano causato la crisi del regime. Ma il duce invece, li convince alla prudenza ed a mantenere la calma, rimandando al re ogni decisione.



25 Luglio 1943

Nonostante la storia comune non lo riporti, anche i tedeschi fecero parte della caduta di Mussolini. Qualche giorno prima infatti, un rapporto del servizio segreto delle SS informò Berlino che il duce stava per essere sostituito dal maresciallo Badoglio. 
Se i tedeschi sanno però, perché non intervengono? Perché non avvisano Mussolini del complotto ordito alle sue spalle?

Qui ritorniamo alle parole di Hitler a Feltre, l'Italia deve passare sotto il controllo militare tedesco se vuole avere una qualche possibilità di salvarsi.
Si può ipotizzare quindi, che i tedeschi abbiano lasciato fare per facilitare i loro piani d'occupazione dell'Italia, il crollo del regime per mano della monarchia e dei vertici militari infatti avrebbe consentito una rapida azione militare atta all'occupazione dell'Italia e alla installazione di un governo fascista dipendente dai nazisti (Cosa che in parte avvenne successivamente con la R.S.I.).

Mussolini il 25 Luglio si reca dal re con largo anticipo, Vittorio Emanuele III riceve il duce, nessuno è presente al loro colloquio, solo l'aiutante di campo del re, il generale Puntoni che si trova all'esterno della sala, è in grado di sentire ciò che i due si dicono.
Puntoni dirà nelle sue memorie, che i due in alcuni momenti parlarono a bassa voce, come sapessero di essere ascoltati, la stranezza è che il re sa bene di essere ascoltato dal suo aiutate di campo visto che fu lui a chiedere al generale di restare accanto alla porta.
Il re comunica a Mussolini che ha deciso di sostituirlo con Badoglio, poco dopo il duce viene preso in consegna dai carabinieri.
Vittorio Emanuele III comunica formalmente che ha accettato le dimissioni di Mussolini a sua domanda.



Mussolini in seguito scriverà una lettera a Badoglio, dove afferma: "" Desidero assicurare al maresciallo Badoglio che da parte mia non solo non gli verranno create difficoltà di sorta, ma sarà data ogni possibile collaborazione "".
Dunque Mussolini è in realtà d'accordo con la sua destituzione? 


Epilogo

La documentazione storica ha dunque dimostrato che Mussolini era praticamente da sempre al corrente della piega che stavano prendendo gli eventi.
Fino all'ultimo Mussolini avrebbe potuto reagire cercando si salvare se stesso ed il regime fascista, prima facendo causa comune col re, annunciando ad Hitler la fine dell'alleanza, poi facendo rinviare la seduta del gran consiglio o mettendo agli arresti i promotori dell'ordine del giorno Grandi, infine avrebbe potuto predisporre una reazione delle camicie nere ad un suo arresto, ma nulla di tutto ciò accadde, anzi, la milizia fascista rimase passiva alla destituzione del suo duce.
Non abbiamo certo la certezza di cosa accadde, ciò che possiamo pero affermare con sicurezza è che la fine di Mussolini è un tema ancora oggi oscuro, che al di là della storiografia più comune e superficiale, presenta tutt'ora delle trame difficili da districare.



D.M.











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