(Disegno raffigurante l'attacco alla Corazzata "Szent Istvan")
La guerra nell'Adriatico
Conosciamo la prima guerra mondiale soprattutto per le trincee, gli assalti all'arma bianca, gli zeppelin ed altre "fotografie" che abbiamo nella nostra mente, raramente però associamo a questo conflitto la guerra che si è combattuta sul mare, nonostante in realtà abbia giocato un ruolo di primaria importanza (Soprattutto per quanto riguarda il teatro dell'Atlantico).
L'Italia, scesa in guerra a lato dell'Intesa nel Maggio 1915 si ritrovò a fronteggiare sul mare principalmente la marina militare austro-ungarica. Teatro di questo scontro fu ovviamente il mar Mediterraneo ed in special modo il piccolo Adriatico.
La strategia principale della marina italiana fu quella di bloccare la flotta austriaca nel mar Adriatico, operando un blocco presso il Canale di Otranto, unica via d'uscita verso il Mediterraneo centrale.
(La corazzata "Conte di Cavour")
La squadra da battaglia italiana era superiore a quella austro-ungarica, soprattutto in termini numerici, visto che poteva annoverare tre corazzate di tipo "Dreadnought" (Monocalibro) ed altre svariate unità pesanti pre-dreadnought.
L'ammiragliato italiano quindi, desiderava fortemente lo scontro diretto con la flotta austriaca, sicuri di poterla battere, cercarono di provocare lo scontro con essa fin dai primi mesi della guerra.
Tuttavia, di contro, gli austriaci adottarono una strategia navale diametralmente opposta, quella della "Flotta in potenza", cioè una posizione attendista, dove la flotta assumeva un carattere deterrente di potenziale minaccia nei confronti del nemico, senza però cercare lo scontro diretto se non in casi di evidente superiorità.
Le grandi navi austriache quindi, rimasero al riparo nei loro porti, mentre il naviglio leggero ed i sommergibili operavano col compito di logorare le linee di comunicazioni italiane.
(Il Sommergibile austro-ungarico U-5)
La strategia di guerra italiana doveva quindi cambiare, vista l'impossibilità di affrontare direttamente la flotta avversaria.
Vennero sviluppate delle piccole imbarcazioni, chiamate M.A.S. (Motoscafo Armato Silurante), molto veloci, capaci di colpire il nemico con dei siluri e allontanarsi senza dover ingaggiare direttamente l'avversario in una vera battaglia navale.
Premuda
Col cambio ai vertici della marina austriaca avvenuto nel Marzo 1918, l'ammiragliato italiano ipotizzò che la flotta nemica potesse essere impegnata direttamente, proprio per questo l'ammiraglio Thaon di Revel dispose che alcuni sommergibili fossero posizionati davanti Pola e Durazzo, pronti a tendere un agguato alle navi nemiche.
Gli austro-ungarici stavano effettivamente preparando una grossa sortita in mare della loro flotta, con l'obiettivo di tendere un agguato alla squadra leggera italiana composta dagli incrociatori "Brindisi" e "Valona".
Da Ancona erano nel frattempo partiti due M.A.S. che avevano come obiettivo la ricognizione dell'area antistante a Premuda per verificare la presenza di mine navali.
La squadra navale austriaca verso le 3.15 del mattino del 10 Giugno, si trovava a passare proprio nell'area pattugliata dai due M.A.S. italiani, quando Luigi Rizzo, comandante del M.A.S. 15 avvistò una grande nuvola di fumo, proveniente dai fumaioli della corazzata austriaca "Szent Istvan", decise così di avvicinarsi per accertarsi dell'avvistamento.
(La corazzata "Szent Istvan")
Una volta realizzato che si trattava di una grossa formazione navale nemica, formata da due grosse navi e una decina di cacciatorpediniere di scorta, col favore della scarsa luminosità i due M.A.S. decisero di attaccare.
Rizzo manovrò abilmente, infilandosi nella formazione nemica alla velocità di 12 nodi, finché si portò a meno di 300 metri dalla corazzata nemica "Szent Istvan", lanciò due siluri, entrambi centrarono il bersaglio.
Il M.A.S. 21 invece si portò a circa 400 metri dalla corazzata "Toghetoff", dei due siluri lanciati però solo uno riuscì ad andare a segno.
La reazione austriaca non tardò ad arrivare, una volta capiti di essere sotto attacco, riuscirono ad individuare le due piccole imbarcazioni italiane, una delle torpediniere di scorta si lanciò all'inseguimento del M.A.S. 15 del capitano Rizzo.
Abilmente però, entrambe le unità italiane riuscirono a sfuggire al nemico, allontanandosi a tutta velocità, scomparendo col favore del buio.
(Motoscafo Armato Silurante italiano)
La "Szent Istvan" riportò dei danni gravissimi, la situazione fu subito capita dai marinai austro-ungarici che tentarono di prendere a rimorchio la grossa nave per cercare di salvarla.
La "Toghetoff" colpita da un solo siluro, riportò qualche danno, ma niente di irreparabile, cercò anch'essa di soccorrere la "Szent Istvan" ma la pratica risultò difficoltosa, solo alle 5:45 si riuscì ad assicurare una gomena fra le due navi, qualche minuto dopo però apparve evidente che la situazione era disperata, la nave stava ormai sbandando di 18° e venne recisa la gomena da poco assicurata per evitare che la "Szent Istvan" trascinasse con se anche l'altra corazzata.
Alle 6:00 la nave, colpita mortalmente, iniziò a capovolgersi, finendo così per affondare del tutto.
(La Szent Istvan mentre affonda)
I M.A.S. raggiunta Ancona verso le 7:00 avvisarono immediatamente l'ammiragliato dell'accaduto, si alzarono così in volo due idrovolanti del servizio aeronautico, che avvistarono altre unità austriache nei pressi delle isole Grossa e Promontore, altri idroricognitori invece, sorvolarono Pola, confermando l'assenza delle unità austro-ungariche.
Venne quindi a mancare totalmente l'effetto sorpresa tanto ricercato dalla marina austriaca.
Le squadre navali austro-ungariche vennero richiamate nei porti, ponendo fine all'intera operazione.
Epilogo
L'azione di Premuda ebbe un peso enorme sul conflitto, la marina austro-ungarica colpita dalla perdita di una delle sue maggiori unità rinunciò a qualunque altra azione offensiva e riprese la sua strategia attendista asserragliando le proprie navi nei porti.
La vittoria ottenuta dalla marina italiana, fece così scalpore che anche il comandante della Grand Fleet britannica fece i complimenti per il successo dei M.A.S. tramite un telegramma che recitava: "La Grand
Fleet porge le più sentite congratulazioni alla flotta italiana per la
splendida impresa condotta con tanto valore e tanta audacia contro il nemico
austriaco".
(Il capitano Luigi Rizzo)
Luigi Rizzo e
Giuseppe Aonzo, autori della vittoriosa impresa vennero premiati col
conferimento della medaglia d'oro al valore militare.
La Marina
italiana festeggia la propria festa proprio ogni 10 Giugno per rendere omaggio
ad una delle più grandi vittorie ottenute sul mare.
D.M.
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