(La Stampa del 9 Settembre 1943)
La guerra che non finì
A ridosso della sconfitta definitiva subita in nord Africa nel Maggio del '43 da parte delle truppe italo-tedesche, iniziarono all'interno del panorama politico-militare italiano le macchinazioni per porre fine al regime mussoliniano, ritenuto dal sovrano ormai giunto alla fine dei suoi giorni.
Il 25 Luglio 1943 cade il fascismo, il S.I.M. come ogni altro organo statale fu ovviamente coinvolto.
Tuttavia, nello stesso S.I.M. vi erano delle vedute differenti come del resto in tutta Italia, nonostante la maggioranza fosse a favore della caduta del fascismo non mancavano certo i sostenitori di Mussolini.
Nei giorni antecedenti al 25 Luglio nello stesso S.I.M. vi furono scontri interni, rapporti volutamente sbagliati ed altri inganni, atti ognuno a supportare la causa scelta.
(Il Maresciallo Pietro Badoglio, successore di Mussolini)
Caduto il fascismo il nuovo capo del governo, il maresciallo Badoglio, iniziò a dubitare della lealtà del direttore del S.I.M. Cesare Amé. Quest'ultimo che aveva incontrato il capo dei servizi segreti tedeschi, l'ammiraglio Canaris con l'obiettivo di dissuadere i germanici dall'inviare ulteriori truppe in Italia.
Questo incontro risultò però infruttuoso, non si sa bene se per volere di Amé o per un reale insuccesso.
Il 20 Agosto '43 Badoglio decide di riportare a capo del S.I.M. una vecchia conoscenza, il generale Carboni, già direttore del S.I.M. fino al Settembre 1940.
(Vedi l'articolo sul S.I.M. Parte Ia)
Carboni iniziò subito ad adoperarsi per la defascistizzazione del nuovo ordinamento politico-militare.
Il S.I.M. si concentro' così sul fronte interno, si temeva infatti un nuovo colpo di stato, questa volta a favore del vecchio governo fascista.
Gli agenti del S.I.M. ritenuti troppo vicini al partito fascista vennero nella maggior parte dei casi congedati e posti sotto strettissima sorveglianza.
Successivamente si iniziò a costituire una rete di controspionaggio interna, con l'obiettivo di individuare e arrestare tutti gli elementi sospettati di possibili azioni contro lo stato.
(Ettore Muti)
Sono in molti ad attribuire al S.I.M. la morte di Ettore Muti, ex segretario del PNF e al tempo al servizio del S.I.A. (Il servizio informazioni dell'aeronautica).
Muti si trovava nella sua villa a Fregene quando venne arrestato dai Carabinieri il 24 Agosto, quella stessa notte venne ucciso in circostanze misteriose. Secondo il rapporto dei Carabinieri, durante l'arresto vennero improvvisamente sparati dei colpi da parte ignota, nel parapiglia Muti si diede alla fuga, venne quindi raggiunto da alcuni proiettili sparati dagli stessi Carabinieri.
Le reali circostanze della sua morte non furono mai chiarite, è probabile che Badoglio abbia deciso di far fuori un personaggio scomodo, definito da un rapporto del S.I.M. come "estremamente pericoloso".
Carboni continuò il suo lavoro di defascistizzazione fino all'8 Settembre, giorno in cui venne comunicata la resa dell'Italia.
Dopo l'armistizio anche il S.I.M. finì per sbandarsi come quasi tutte le forze armate italiane. Carboni fuggì a Brindisi come la maggior parte degli elementi principali del governo, compreso il Re. La guerra era tutt'altro che finita.
Il S.I.M. nella guerra di liberazione
Pochissimi elementi del servizio informazioni riuscirono a raggiungere Brindisi. Quei pochi però si riattivarono subito per riformare il S.I.M. che inizialmente prese il nome di Ufficio informazioni e collegamento.
In Ottobre l'ufficio venne trasferito a Napoli, lì il nuovo servizio informazioni riuscì a ricominciare la sua opera.
Vennero istituite nuove reti di spionaggio, finalizzate al supporto del fronte militare clandestino, un organizzazione formata dai militari rimasti a Roma e leali al governo Badoglio.
A capo del servizio informazioni fu posto il colonnello Pompeo Agrifoglio, un agente segreto già impegnato nel nord Africa dal '41 al '43.
A causa delle restrizioni imposte dagli alleati, il nuovo servizio informazioni non fu mai totalmente autonomo. Gli angloamericani non avevano molto fiducia negli agenti italiani, temendo potessero fare il doppio gioco per la neo costituita Repubblica Sociale Italiana.
Proprio nella neonata R.S.I. nacque un servizio informazioni formato da ex agenti del S.I.M. che scelsero di restare dalla parte di Mussolini.
Chiamato S.I.D. (Servizio Informazioni Difesa), effettuò principalmente missioni di controspionaggio finalizzate a scoprire elementi sotto copertura al servizio del "regno del sud", come ad esempio il caso del generale Faldella.
Proprio Faldella fu al centro di una vasta ed importante operazione del nuovo S.I.M. il generale infatti aderì alla R.S.I. dove venne nominato intendente generale delle forze armate.
Si trattava in realtà però di un doppio gioco, Faldella infatti era il gestore di una fitta rete di spionaggio clandestina all'interno della repubblica di Mussolini.
Venne scoperto ed arrestato il 16 Maggio 1944, scampa alla condanna capitale grazie all'aiuto del generale Graziani, passa successivamente il resto del conflitto a Milano sempre in contatto con gli esponenti del CLN.
Per volere degli alleati il S.I.M. venne formalmente sciolto nel Novembre del '44, tuttavia i suoi agenti continuarono ad operare in clandestinità grazie al nuovo Ufficio informazioni dello stato maggiore. Che teoricamente doveva servire solo da collegamento informativo tra alleati e stato maggiore italiano, ma che in realtà funzionò da coordinamento per gli agenti dell'ormai ex S.I.M. dell'esercito.
Gli agenti italiani continuarono il loro lavoro di controspionaggio per tutto il resto del conflitto.
Si conclude qui il nostro viaggio alla scoperta del S.I.M. durante il secondo conflitto mondiale.
Una pagina poco raccontata dai libri di storia tradizionali, che però merita di essere conosciuta per la reale importanza che ebbe.
D.M.
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