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La legione straniera italiana (Parte IV - I Cosacchi di Mussolini)


(Un reparto di Cosacchi guidato dal tenente colonnello Campello)



La leggenda dei Cosacchi

Il mito dei Cosacchi nasce da molto lontano, la popolazione che ne ha poi assunto il nome ha da sempre vissuto in uno stato di seminomadicità, frutto del mescolamento di più etnie che finirono per stanziarsi una zona che attualmente fa parte di Ucraina e Russia.
Il loro voler restare una sorta di stato all'interno dell'Impero Russo fini per determinarne il nome, proveniente dal tartaro qazaq cioè uomo libero.

Famosi per il loro stile di vita avventuroso, i Cosacchi diventarono ben presto abilissimi cavalieri. 
In cambio di una certa autonomia, lo Zar pretese da loro dei servigi. Ben presto i Cosacchi diventarono una sorta di mercenari al soldo dello Zar, utili all'impero russo per far rispettare i confini in zone remote dell'Impero ed anche nel salvaguardare la religione di stato (Cristiana Ortodossa).


(Cosacchi in Russia ai primi del novecento)


Durante l'invasione francese della Russia da parte di Napoleone, i cavalieri Cosacchi intervennero più volte contro gli invasori durante la loro famosa ritirata.
Quando scoppiò la prima rivoluzione russa nel 1905, i Cosacchi servirono fedelmente lo Zar ed attuarono azioni di polizia ai danni dei rivoltosi.

Con l'arrivo della rivoluzione del 1917 invece i Cosacchi inizialmente preferirono seguire l'onda rivoluzionaria, probabilmente perché scontenti del trattamento ricevuto dallo Zar.
Presto però con lo scoppio della guerra civile vera e propria, tornarono a supportare gli antibolscevici temendo che questi ultimi potessero porre fine alla loro autonomia, garantita fino ad allora da parte della monarchia.



Seconda Guerra Mondiale

Terminata la guerra civile a favore dei bolscevici i Cosacchi cercarono di allontanarsi dal governo centrale, tuttavia questo fu quasi impossibile, nel 1925 il comitato centrale emanò disposizioni per eliminare del tutto le autonomie concesse ai Cosacchi.
Alcuni di loro si diedero alla clandestinità, finendo per vivere in zone desolate e difficilmente raggiungibili. Altri invece per evitare di finire schiacciati dal governo bolscevico entrarono a far parte delle forze armate sovietiche, naturalmente inquadrati come reparti di cavalleria.


Con l'invasione tedesca del Giugno 1941 i reparti Cosacchi si videro impegnati nel contrastare i nazisti invasori, tuttavia, ben presto si verificarono casi sempre più frequenti di diserzione, molti Cosacchi si arresero senza combattere alle forze tedesche vedendo nell'invasore la possibilità di poter spodestare i bolscevici dal controllo della Russia.


(Cosacchi inquadrati nell'esercito germanico)


I tedeschi non si fecero sfuggire l'occasione di poter avere dalla loro parte i Cosacchi, oltre all'utilità effettiva in guerra infatti sarebbe stata un'occasione troppo grande a livello propagandistico per potersela far sfuggire.
Con la creazione dell'Esercito Russo di Liberazione nel 1941 (Tema interessante che verrà approfondito prossimamente) molti di loro vennero posti al suo interno. Nel 1944 invece venne creato un corpo apposito, il Kosaken Kavallerie Korps, che annoverava fra le sue fila circa 52.000 uomini.



I Cosacchi di Mussolini

Durante i primi mesi del 1942, anche l'esercito italiano presente in Russia si trovava in una situazione analoga a quella tedesca, molti Cosacchi si arrendevano volontariamente alle truppe italiane.
Il Maggiore Ranieri di Campello appartenente al Savoia Cavalleria, dopo aver visitato un campo di prigionieri sovietici propose di formare una unità composta da prigionieri Cosacchi.



(Il Maggiore Ranieri di Campello)


Nel Luglio 1942 venne creato il Gruppo Squadroni Cosacchi "Campello", con a capo ovviamente il Maggiore Campello.
Composto da circa trecento uomini esso era organizzato al livello di un battaglione ed era suddiviso in tre squadroni.


Dopo un breve periodo d'addestramento, l'unità equipaggiata con materiale esclusivamente italiano venne inviata al fronte.
All'unità vennero inizialmente affidate missioni esplorative per poterne saggiare il reale valore senza dover ingaggiare subito il nemico. Poco dopo visto l'esito positivo delle loro azioni iniziarono ad operare anche in funzione offensiva, con puntate in territorio nemico come solitamente era solita fare l'arma di cavalleria.

Il 19 Gennaio del 1943 a Nitikowka durante una missione di ricognizione offensiva il Maggiore Campello venne ferito gravemente, fu salvato dai suoi Cosacchi ed inviato presso l'ospedale da campo di Kharkov.
Senza la sua guida l'unità venne rinominata in Gruppo Cosacchi Savoia ed aggregata al "Lancieri di Novara".
I Cosacchi continuarono a battersi nelle file dell'esercito italiano fino alla rovinosa ritirata dell'A.R.M.I.R. quando anche loro furono costretti al ritorno in Italia insieme ai resti dell'Armata.

Accasermati a Verona, il Regio Esercito decise di riorganizzare l'unità sotto il nome di Banda irregolare Cosacca, posta sotto le dipendenze di un comando italiano e con l'inserimento di alcuni elementi dei Lancieri di Novara al suo interno.
In Luglio venne deciso il loro rischieramento in Albania, alle dipendenze della nona armata italiana. Ciò però non avvenne mai, in attesa di trasferimento infatti, l'armistizio italiano avvenuto l'8 Settembre del '43 costrinse l'unità a restare in Italia.
In seguito la maggior parte di loro confluì nell'esercito tedesco in modo da poter continuare la loro crociata contro i bolscevici.



D.M.

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