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Verso la vittoria - Parte II


(Truppe italiane avanzano sul Montello)



Inizia la battaglia

Come stabilito dal piano elaborato non senza difficoltà dallo stato maggiore, alle 03:00 del 24 Ottobre l'artiglieria della 4a Armata guidata dal generale Giardino iniziava il tiro preparatorio contro le linee austro-ungariche sulla linea del Grappa, due ore prima rispetto al resto delle forze italiane, così da distrarre le forze nemiche verso quel settore.


(Il comandante della 4a Armata, Generale Giardino)


Giardino però era piuttosto pessimista riguardo l'esito della sua azione, non riteneva di possedere sufficienti pezzi d'artiglieria funzionanti per poter ottenere un qualche tipo di vantaggio sugli austro-ungarici ed al contrario dei suoi colleghi credeva che il nemico fosse ancora in grado di poter opporre un energica resistenza.
Esattamente come previsto da Giardino il nemico iniziò quasi immediatamente il tiro di controbatteria, esso si rivelò molto efficace. Alle 06:00 le truppe italiane iniziarono l'assalto alle postazioni nemiche, i monti Pertica e Prassolan erano i primi obiettivi. Poco dopo, circa alle 7:00 iniziò l'attacco all'Asolone da parte delle divisioni 17a e 18a.
Il comando austroungarico si attivò immediatamente per l'invio di unità di riserva verso il settore del Grappa, ed era in parte ciò che voleva il comando italiano, attirare il nemico su una linea d'attacco secondaria in attesa dell'assalto sul Piave in direzione di Vittorio Veneto.

La 6a Armata posizionata tra Arsiero e Valstagna, cercò di allentare la pressione sull'armata del generale Giardino iniziando qualche azione offensiva di disturbo precedute dal tiro preparatorio d'artiglieria. La difesa austroungarica reggeva bene, alle 12:00 le truppe italiane erano riuscite ad ottenere ben poco, Giardino viste le elevate perdite iniziava a pensare di sospendere l'attacco.


Continuate a tutti i costi

Alle 15:00 del 24 Ottobre Giardino ordinò ufficialmente la sospensione dell'offensiva alla luce degli scarsi risultati ottenuti a fronte di perdite elevatissime (più di 3.000 uomini). Il comando austriaco era estremamente soddisfatto dell'andamento delle operazioni, iniziava ad aleggiare una ventata d'ottimismo, nonostante la grave situazione interna e militare si cercava il miracolo per poter almeno ottenere successivamente in sede di trattative un accordo meno gravoso.

(Unità austroungarica nel settore del Grappa)


Sulla linea del Piave le cose non andavano meglio, inizialmente fu previsto l'attraversamento del fiume verso la sera del 24, tuttavia a causa della piena del Piave questo fu reso impossibile. Solo alcuni elementi della 10a Armata riuscirono senza non poca fatica a conquistare gli isolotti Grave e Maggiore, grazie al sacrificio dei pontieri italiani. Tale azione, fu voluta e condotta dal generale britannico Cavan, comandante del piccolo corpo di spedizione sul fronte italiano.
Alle 18:30 arrivò a Giardino una comunicazione del comando italiano, vista la situazione sul Piave era di estrema se non vitale importanza continuare gli attacchi sul Grappa, questo a prescindere dalle perdite che ne sarebbero derivate.
Costretto dal comando, Giardino riorganizzo' il piano d'attacco che fu previsto per l'alba del giorno successivo, il 25 Ottobre.
Durante la notte tra il 24 ed il 25 le forze austroungariche effettuarono qualche tiro d'artiglieria verso le linee italiane nel settore del Grappa. Nonostante ciò verso le 6:30 del 25 l'attacco ricominciava.
I reparti d'assalto (Arditi) vennero inviati sull'Asolone e riuscirono a guadagnare qualche posizione, mentre l'altra colonna che dirigeva sul Col Berretta avanzava con buone probabilità di successo. 
Gli austroungarici effettuarono alcune operazioni controffensive, soprattutto in direzione del monte Pertica, gli assalti furono violentissimi tuttavia le truppe italiane grazie all'intervento delle unità di riserva della brigata Pesaro riuscirono a mantenere il possesso del monte.


(Italiani in combattimento sul Grappa)


Sul Piave tutto restava invariato, il fiume era ancora in piena, l'unica novità era rappresentata dall'occupazione degli isolotti da parte di truppe italo-britanniche.
Il comando italiano iniziava seriamente a preoccuparsi, alla sera del 25 eccetto la conquista del Pertica non si erano ancora ottenuti risultati di una certa importanza, ormai non ci si preoccupava più delle perdite, si doveva proseguire ad oltranza, Giardino ordinò un nuovo assalto generale verso il Grappa richiedendo quante più bocche da fuoco fosse possibile avere per il giorno successivo, riteneva infatti fondamentale bloccare l'intervento delle riserve grazie ad un potente e preciso tiro d'artiglieria.

Gli austroungarici si ritenevano sorprendentemente soddisfatti, il morale delle truppe era ancora piuttosto buono e il dispositivo difensivo teneva senza dare evidenti cenni di cedimento, stava per materializzarsi forse il miracolo tanto sperato?


Il fiume della speranza

Il 26 Ottobre inizio' con un violentissimo bombardamento delle artiglierie italiane d'appoggio alla 4a Armata. Gli attacchi italiani proseguirono per tutto il giorno, specialmente i reparti d'assalto vennero spesso lanciati in attacchi estremamente sanguinosi. Il comando italiano non si capacitava di quanto stesse accadendo, il crollo e la disgregazione dell'esercito avversario era ritenuto ormai imminente, al contrario sembrava non esserci nessuna crepa nello schieramento nemico, ciò preoccupava enormemente Diaz.

La 4a Armata si infranse ancora una volta contro le difese nemiche senza riuscire ad ottenere alcun risultato di una qualche valenza strategica.
Giardino chiese nuovamente al comando di sospendere gli attacchi viste le perdite elevate ed il poco terreno guadagnato 
negli ultimi giorni.
A quel punto intervenne direttamente Diaz che si presentò di persona a Giardino per esortarlo a compiere un ultimo sforzo, venne poi intercettato un messaggio nemico dove si riteneva l'attacco italiano sul Piave solo un diversivo e che la reale direttrice fosse verso il Grappa. 
Giardino era però preoccupato, in pochi giorni le perdite della 4a Armata ammontavano a circa 15.000 (!!) unità.

Il Piave iniziava finalmente a scendere di livello, l'8a Armata del generale Caviglia dopo aver ottenuto in quei giorni risultati modesti cominciava l'attraversamento del Piave. Verso le 21:00 alcuni reparti del Regio Esercito vennero traghettati sulla sponda opposta del fiume senza incontrare particolare resistenza. La piena però tornò a disturbare l'azione dell'esercito italiano che dovette così interrompere le operazioni.

(Il generale Enrico Caviglia)


Da Budapest arrivavano per gli austroungarici pessime notizie, il consiglio dei ministri ungherese vista la situazione decise per il rimpatrio delle unità magiare presenti al fronte. Questo mandò su tutte le furie i generali dell'esercito che tacciarono le autorità ungheresi di tradimento.  Nonostante ciò però le linee difensive austroungariche erano ancora tutto sommato intatte, non tutte le truppe ungheresi avevano aderito al proclama anche se era ormai evidente che l'esercito iniziava un lento ed irreversibile declino dovuto alle diversità etniche dei suoi elementi.

Il 27 gli austroungarici passano addirittura al contrattacco, il comando del Gruppo Belluno ordinò di riconquistare le posizioni perdute e di stroncare ogni altro attacco italiano procedendo con delle controffensive che avrebbero dovuto mettere definitivamente la parola fine alla pressione avversaria nel settore del Grappa.
In alcuni punti le puntate austroungariche ebbero successo e gli italiani dovettero abbandonare le postazioni conquistate con sangue e sudore.
Il generale Giardino era sempre più preoccupato, la situazione stava diventando insostenibile e vagliava l'ipotesi di sospendere le operazioni.
Per tutta risposta, Diaz verso le 14:00 del 27 ordinò ancora una volta la ripresa degli assalti. Giardino questa volte protestò violentemente, si disse pronto a farsi esonerare dal comando piuttosto che ordinare un altro attacco che secondo lui avrebbe solamente aggiunto altri nomi sulla lista dei caduti. Il comando italiano per prendere tempo accolse la richiesta di Giardino di rinviare gli attacchi al giorno 29 venendo così incontro alle richieste del generale.

(I movimenti delle forze italiane durante gli ultimi giorni di guerra)

Sul Piave i pontieri lavoravano senza sosta per cercare di costruire dei passaggi sicuri ma l'artiglieria nemica e le avverse condizioni meteo resero il loro lavoro quasi impossibile.
Al pomeriggio del 27 alcune teste di ponte al di là del Piave vennero rinforzate ulteriormente, i contrattacchi austroungarici furono neutralizzati. Ed è qui che il corso della battaglia e della storia cambia per sempre.


D.M.

A Martedì prossimo!

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