(Parà del battaglione "Fanti dell'aria)
Per i paracadutisti ci penso io!
Nel 1934 Italo Balbo venne nominato governatore della Libia. Fin da subito il neo governatore noto per la sua indole esuberante e d'azione si prodigò per il miglioramento della colonia italiana, concentrandosi sulle infrastrutture e sulle attività ritenute necessarie per lo sviluppo del possedimento italiano.
Balbo vista la situazione geopolitica intendeva anche ristrutturare l'intero sistema difensivo libico, trovandosi (almeno sulla carta) fra due fuochi, confinando ad ovest con i possedimenti francesi ed a est con quelli britannici, il governatore italiano fu determinato al rinnovamento delle forze coloniali. Balbo concepiva la guerra in Africa in maniera totalmente diversa da quanto si faceva a Roma. Il tipo di territorio secondo Balbo non era adatto alla classica guerra fra grandi unità, piccoli nuclei armati e ben organizzati potevano essere in grado secondo il governatore della Libia di risultare ben più efficaci delle grandi unità appiedate del Regio Esercito.
(Italo Balbo)
Proprio in questo senso fin dai primi mesi di governatorato Balbo caldeggiava la creazione di un reparto di paracadutisti. Questione spinosa, a Roma si discuteva ancora se tale reparto dovesse dipendere dall'esercito o dall'aeronautica. Mussolini propose addirittura la creazione di un reparto dipendente dalla Milizia (Camicie Nere).
Balbo impaziente alla fine decise autonomamente di creare un reparto di paracadutisti, aggirando il problema politico e burocratico che da mesi infuriava a Roma. Il governatore della Libia stanco della situazione disse: "...e se li formo io in Africa i paracadutisti? Visto che a Roma non si decidono!".
Formazione ed addestramento
Il 12 Febbraio 1938 per ordine di Italo Balbo il comando superiore di Tripoli iniziò la fase di reclutamento per la costituzione del battaglione paracadutisti libico.
Per l'occasione venne richiamato dall'Italia l'ideatore del paracadute tipo "salvator" il tenente colonnello Prospero Freri.
Il 22 Marzo nacque ufficialmente l'unità, Battaglione paracadutisti libico "Fanti dell'aria" d'istanza a Castel Benito (aeroporto ad una trentina di chilometri da Tripoli).
L'addestramento affidato ad ufficiali italiani, tra cui Goffredo Tonini, il maggiore già medaglia d'oro al valore militare, possedeva molta esperienza di comando delle truppe coloniali .
Per quattro settimane il neo reparto si sottopose ad un addestramento rigidissimo, con attrezzature del tutto modeste. I parà libici non possedevano alcun tipo di protezione, i paracadute in dotazione erano concepiti come attrezzatura d'emergenza. Nonostante tutto il battaglione completò l'addestramento tra la soddisfazione degli ufficiali italiani.
(Il primo lancio su Castel Benito)
Il primo lancio simultaneo dell'intero battaglione avvenne quindi un mese dopo l'inizio dell'addestramento. I 300 parà si lanciarono da 24 SM-81 su Castel Benito, il primo lancio nonostante qualche problema derivato dalla mancanza di uniformi imbottite e prive di protezioni risultò positivo. Pochi giorni dopo venne ripetuto in notturna ed anche in questo caso ebbe esito positivo.
Il 18 Maggio venne eseguito un altro lancio questa volta con 500 effettivi in seguito alla costituzione di un altro battaglione. Questa volta a causa del vento il lancio fu un disastro, sette paracadutisti persero la vita ed una trentina rimasero feriti.
Il 23 Maggio nonostante il fallimento avvenuto pochi giorni prima si tenne un'altra esercitazione di lancio. Si trattava questa volta di una grande esercitazione che simulava il lancio dei parà al di là delle linee nemiche. Il tutto alla presenza del Re Vittorio Emanuele III e di una delegazione tedesca, presente anche Hermann Goering comandante della Luftwaffe.
L'esercitazione questa volta fu un successo, il reparto riuscì a lanciarsi sulla zona predisposta ed ad organizzare il sistema difensivo in poco meno di venti minuti.
Nonostante questo successo da Roma tardava il riconoscimento ufficiale al reparto che fin ora aveva operato senza essere stato riconosciuto ufficialmente dalle autorità militari italiane.
Nel frattempo Balbo riuscì a migliorare le condizioni del reparto, fornendo ai parà attrezzature più confacenti al loro ruolo.
Roma si sveglia
Il 15 Gennaio 1939 finalmente avvenne il riconoscimento ufficiale del reparto. Il decreto ministeriale autorizzava la creazione di un'unità con base a Castel Benito. Tutte cose in realtà già avvenute ma che era necessario certificare burocraticamente.
Il reparto fino a quel momento aveva continuato le attività d'addestramento ed aveva enormemente migliorato le condizioni di sicurezza dei propri elementi che finalmente potevano disporre di uniformi adatte e di un paracadute migliorato.
Il colonnello Freri (ideatore del primo paracadute) sviluppò anche un paracadute utile per il lancio dei cannoni 47/32.
(Il governatore Balbo passa in rivista i parà libici)
Al 1940 la scuola paracadutisti libia addestrò in tutto milleduecento allievi, gli ascari vennero affiancati anche da un certo numero di parà nazionali.
Seconda guerra mondiale ed impiego operativo
Balbo pensava di utilizzare il suo reparto di paracadutisti per un colpo di mano sul canale di Suez o per l'occupazione dell'isola di Malta, spina nel fianco delle rotte navali verso la Libia.
Specialmente l'operazione su Suez era fra i pensieri del governatore italiano fin dai primi mesi dalla costituzione del reparto. Balbo considerava di poter utilizzare i paracadutisti in operazioni combinate con le compagnie auto-avio sahariane, una guerra fatta di colpi di mano e piccole azioni di guerriglia atte scompaginare le vie di comunicazione avversarie.
Tutto ciò non avvenne mai, il governatore della Libia, Italo Balbo, morì tragicamente il 28 Giugno 1940 pochi giorni dopo l'inizio della guerra. L'aereo sul quale viaggiava, dopo aver partecipato ad una incursione contro delle autoblindo nemiche venne abbattuto per errore dall'incrociatore italiano "San Giorgio", un errore dovuto alla tragica coincidenza di un attacco aereo britannico avvenuto pochi minuti prima, le batterie anti-aeree del "San Giorgio" scambiarono quindi l'SM-79 di Balbo per un velivolo nemico.
Al posto di Balbo, Mussolini nominò nuovo governatore il generale Graziani che cambiò radicalmente la strategia prevista da Balbo. Graziani giudicò inattuabili le azioni studiate da Balbo.
Il battaglione paracadutisti libico venne inquadrato nel gruppo mobile "Tonini" ed impiegato come una semplice unità di fanteria nonostante l'unità fosse stata addestrata a tutt'altro.
(Parà del Battaglione Libico)
Il 13 Settembre 1940 l'unità partecipò all'offensiva italiana contro l'Egitto ed insieme alla 1a Divisione di fanteria Libica riuscì ad occupare Sollum.
Il 10 Dicembre i britannici scatenarono una controffensiva, nome in codice Operazione Compass. La situazione fu subito seria, i britannici riuscirono ad accerchiare l'intero schieramento difensivo italiano determinandone così il crollo.
Il battaglione paracadutisti libico continuò a combattere con grande determinazione fino alla sua completa distruzione il 25 Gennaio 1941.
Solo pochissimi elementi riuscirono a sfuggire ed a raggiungere Tripoli, i pochi sopravvissuti (per lo più elementi nazionali) vennero inquadrati nella divisione paracadutisti "Folgore" creata nel Settembre 1941.
L'idea della costituzione di un reparto di parà libici fu una buona intuizione da parte di Balbo, sfortunatamente come accaduto anche poi successivamente alla "Folgore" nessuno di questi reparti fu impiegato realmente in azioni di aviolancio. Nonostante le prestazioni queste unità (specialmente per quanto riguarda la "Folgore") furono eccellenti resta un senso enorme di spreco per il modo in cui furono impiegate dai comandi italiani che ancora una volta peccarono di voglia d'innovazione restando fermamente ancorati ad un concetto di guerra che per il tempo era ormai superato.
D.M.
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