(Soldati del 1° Raggruppamento Motorizzato a bordo di una FIAT-SPA TL37)
L'esercito italiano dopo l'8 Settembre '43
Dopo l'armistizio dell'8 Settembre '43 la maggior parte dell'esercito italiano si sbandò, conseguentemente a ciò, il regno del sud (Il soprannome dato alla continuità amministrativa del Regno d'Italia dopo l'8 Settembre) si ritrovò con un esercito allo sbando, le poche unità rimaste in piedi erano quelle appartenenti alla settima armata, comandata dal generale Arisio.
Già il 12 Settembre, il capo di stato maggiore dell'esercito, Roatta, ordinò ad Arisio di muovere la divisione "Piceno" verso Bari, con l'intento di scacciare o comunque evitare l'avanzata tedesca verso il Salento, dove il governo assieme al Re aveva trovato rifugio dopo la fuga dalla capitale.
Le truppe italiane riuscirono ad avanzare di circa 25 Km, senza grosse difficoltà, i tedeschi si stavano infatti ritirando verso nord, dove ritenevano si potesse difendere meglio la penisola.
(Vittorio Emanuele III passa in rassegna un reggimento dell'esercito a Brindisi)
Nel frattempo, gli anglo-americani sbarcavano a Salerno ed a Taranto, il governo italiano sperava così, di poter liberare rapidamente per lo meno il centro-sud del paese, in particolar modo, il re sperava di tornare a Roma il prima possibile.
I tedeschi furono però capaci di stabilire una linea difensiva tra Ortona e Formia (Linea Gustav), rallentando l'avanzata anglo-americana fino a bloccarla del tutto per molti mesi.
Il 20 Settembre il comando alleato, intimò al governo italiano di fermare le operazioni delle forze italiane che stavano risalendo la Puglia. Gli alleati infatti non vedevano l'Italia come un nuovo alleato, ma come un nemico appena sconfitto.
La nascita del 1° Raggruppamento Motorizzato
Il governo italiano era desideroso di partecipare alla liberazione della penisola insieme agli alleati, per dimostrare loro la buona fede del nuovo governo e per segnare l'inizio di una nuova pagina di storia della nazione che aveva ormai deciso di abbandonare il fascismo.
Inizialmente gli alleati si dimostrarono piuttosto freddi verso le proposte di collaborazione militare e si limitarono a chiedere della semplice forza lavoro, utile per lo scarico dei rifornimenti, costruzione di fortificazioni ed altri compiti di retrovia.
Dopo settimane di trattative, gli alleati concessero all'Italia il ruolo di cobelligerante, soluzione che permetteva ad essa di partecipare militarmente alle operazioni senza dover essere considerata alleata.
(Una unità antiaerea mobile del 1° Raggruppamento Motorizzato)
Gli anglo-americani permisero la formazione di un raggruppamento autonomo, composto da un reggimento di fanteria motorizzato, un reggimento d'artiglieria, un battaglione controcarri, una compagnia del genio ed una sezione di carabinieri.
L'unità interamente armata ed attrezzata con materiale italiano, fatta eccezione per qualche jeep e qualche camion di provenienza statunitense, iniziò ad addestrarsi verso i primi giorni di Ottobre, alla fine di Novembre fu dichiarata pronta ad entrare in linea, dopo un esercitazione tattica effettuata sotto gli occhi del generale americano Keyes.
Entrata in linea ed operazioni successive
Il comando dell'unità venne affidato al Generale Dapino, che il 29 Novembre ricevette l'ordine di entrare in linea da parte del comando statunitense.
Al 1° Raggruppamento Motorizzato venne assegnato il settore di Montelungo, in provincia di Caserta, con il compito di conquistare la vetta del monte.
L'8 Dicembre, all'alba, i fanti italiani iniziarono ad avanzare lungo le pendici di Montelungo, coperti da una spessa cortina fumogena. Tuttavia la nebbia venne spazzata via dal forte vento che soffiava sul monte in lungo e in largo, scoprendo così i soldati italiani che stavano avanzando.
Gli statunitensi, che avrebbero dovuto coprire l'avanzata ai lati del monte, si fecero prendere d'infilata da parte dei tedeschi, scoprendo così i fianchi delle truppe italiane, che vennero a loro volta duramente colpite dai tedeschi, causando così gravi perdite al 1° Raggruppamento Motorizzato.
L'attacco venne definitivamente sospeso verso mezzogiorno, quando ormai era evidente l'impossibilità di poter avanzare ulteriormente senza subire altre gravi perdite.
(L'assalto a Montelungo)
Il generale Dapino lamentò al comando americano la mancanza di una adeguata copertura d'artiglieria oltre che una scarsa comunicazione fra i comandi, cosa che avrebbe permesso al generale italiano di venire a conoscenza del fallimento delle operazioni statunitensi lungo i lati del monte.
Il 16 Dicembre esattamente otto giorni dopo, il comando americano ordinò nuovamente all'unità italiana di conquistare Montelungo.
Le operazioni iniziarono col favore delle prime luci dell'alba, questa volta il vento non disturbo la nebbia artificiale usata per nascondere i movimenti delle truppe italiane, ed anche il tiro d'artiglieria risultò più preciso.
Le truppe italiane risalirono il monte non senza difficoltà, ma con coraggio e decisione. Questa volta, il 142° reggimento di fanteria statunitense riuscì a coprire l'avanzata degli italiani con successo, occupando Monte Maggiore.
Le truppe italiane riescono ad avere la meglio e dilagano verso la vetta che viene raggiunta alle ore 12:30 quando le bandiere italiana ed americana vennero issate sulla cima di Montelungo.
(Il 1° Raggruppamento Motorizzato in movimento)
Gli italiani tra primo e secondo tentativo persero 240 tra morti e dispersi ed ebbero più di 190 feriti.
La conquista di Montelungo da parte dell'esercito italiano segna l'inizio della riscossa per il neo costituito governo italiano, desideroso di dimostrare agli alleati la voglia di combattere contro l'ormai ex alleato.
Successivamente, il 1° Raggruppamento Motorizzato verrà aggregato al corpo di spedizione "Francia Libera" in Abruzzo, dove si distinguerà nei combattimenti su Monte Marrone, respingendo con successo una controffensiva germanica.
In primavera venne decisa la costituzione del "Corpo Italiano di Liberazione" una grande unità che avrebbe raccolto le neo costituite divisioni dell'esercito regio, il 1° Raggruppamento Motorizzato confluì nella nuova unità il 15 Aprile '44.
D.M.
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